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La storia di Stronzo Bestiale: il “dietro le quinte” da Parolacce.org a “Science”

Abbiamo chiesto allo Swimmer Vito Tartamella di raccontare
il “caso” di Stronzo Bestiale, 
di cui nei giorni scorsi ha parlato
nel suo blog 
finendo per essere citato in tutto il mondo
da numerosi siti, da Retraction Watch a Science.

di Vito Tartamella

Tutto è nato per caso, parlando con Sandro Boeri, mio ex direttore a Focus. Conoscendo i miei studi sul turpiloquio, Sandro mi ha ricordato un caso di cui lui aveva scritto più di 20 anni fa su “Panorama”: un paper scientifico firmato da tale Stronzo Bestiale.

Quando me l’ha raccontato ho riso, ma ho subito pensato che fosse un falso.

Poi, però, ho voluto controllare lo stesso: è bastata una veloce ricerca su Internet per verificare che quel paper esisteva davvero: era un serissimo studio di fisica pubblicato nel 1987 sul Journal of Statistical Physics. Ma cercando sul SAO/NASA Astrophysics Data System Abstract Service, il database dei paper di fisica, Bestiale risultava autore anche di un altro studio del 1987 sul Journal of Chemical Physics.

La mia curiosità si è scatenata: mi sono messo a indagare più a fondo. Ma i siti, italiani ed esteri, che raccontavano questa storia avevano tutti un difetto: facevano battute di spirito, si compiacevano dell’episodio, ma non spiegavano chi aveva fatto quello scherzo e perché.

Allora ho fatto quello che la mia esperienza di giornalista scientifico mi ha insegnato: ho deciso di chiederlo direttamente alla fonte, cioè i due autori del paper: Bill Moran e William G. Hoover del Lawrence Livermore National Laboratory.

Sull’elenco telefonico del Lawrence Lab, però, i due scienziati non c’erano. Erano passati 27 anni, forse nel frattempo si erano ritirati. Ma sono stato fortunato: uno di loro, William G. Hoover, aveva un sito internet personale. Così gli ho scritto una mail, chiedendogli da dove era saltato fuori Stronzo Bestiale: era stato uno scherzo? E perché l’aveva fatto? Da dove saltava fuori quella italianissima espressione? Solo lui poteva saperlo, essendo il coautore di entrambi gli studi.

Pensavo che Hoover non mi avrebbe mai risposto. E invece l’ha fatto il giorno stesso, con gentilezza e dovizia di particolari. Hoover aveva sentito l’espressione “Stronzo bestiale” da due donne italiane che viaggiavano in aereo, e il suono dell’espressione gli si era stampato nella mente. Così, quando il Journal of Statistical Physics gli aveva rifiutato un paper in cui raccontava una procedura innovativa (la dinamica molecolare del non equilibrio), per sberleffo – e convinto del valore della propria scoperta – ha deciso di riproporla cambiandone il titolo e aggiungendovi un coautore immaginario: Stronzo Bestiale, “l’autore perfetto per una pubblicazione rifiutata”, mi ha spiegato Hoover.

La sua mail mi ha entusiasmato. E ho pubblicato la storia sul mio sito, parolacce.org: credevo che meritasse di essere letta, ma non immaginavo quanto sarebbe stata apprezzata anche da altri. Con mia sorpresa, il giorno dopo un altro collega, Fabio Turone (presidente di Swim, l’associazione dei giornalisti scientifici italiani) ha segnalato la storia di Stronzo Bestiale a Ivan Oransky, docente di giornalismo medico alla New York University e fondatore di Retraction Watch, un osservatorio sulle ritrattazioni in ambito scientifico. Così ho tradotto il mio post in inglese. E dopo due giorni Retraction Watch ne ha parlato. Da allora le condivisioni su Twitter e Facebook sono cresciute in modo esponenziale, e molti lettori, italiani e stranieri, hanno segnalato casi simili nella letteratura scientifica internazionale.

Poi è stato un crescendo: ne ha parlato sul suo blog il linguista Mark Liberman dell’Università della Pennsylvania; Albany Retro, una società di Ballston Spa (NY, Usa) ha lanciato una T-shirt con lo slogan “I’m friends with Stronzo Bestiale”; la Improbable Research (gli inventori dell’IgNobel) ha rilanciato la notizia. E oggi, dopo 12 giorni e oltre 80mila clic da visitatori di tutto il mondo, l’ha segnalato il sito di Science.

Mi sono chiesto il perché di tanto interesse. Credo che il motivo sia non solo l’aver svelato il dietro le quinte di uno scherzo clamoroso. La vicenda di Stronzo Bestiale è affascinante  perché mostra un lato giocoso, divertente e umano della ricerca a cui spesso non si dà spazio: anche gli scienziati scherzano, si arrabbiano, giocano, provocano, si ribellano, si emozionano (e le parolacce servono proprio a esprimere queste emozioni). Insomma, gli scienziati sono come tutti noi: troppo spesso li consideriamo parte di un Olimpo asettico.

Ma lo scherzo, sopravvissuto per 27 anni, mette in luce anche quanto sia difficile far affermare nuove idee nella scienza: basta cambiare il titolo a una ricerca, aggiungere un nome falso e altisonante, per vincere le resistenze, aggirare i pregiudizi e farsi pubblicare una scoperta “troppo” rivoluzionaria?

Evidentemente sì. Non solo. Questo caso riapre le discussioni sui punti deboli delle peer reviews: il controllo, non sempre efficace, sulla vera paternità delle scoperte. Insomma, Stronzo Bestiale diverte ma fa anche riflettere. Una storia, come ha commentato Oransky, “terrific”: eccezionale, straordinaria, stupenda ma anche un po’ inquietante. E, soprattutto, molto umana.

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