Per capire che cosa vuol dire “freelance” #freelancemanifesto
Riceviamo dalla swimmer Elisabetta Tola: «Ecco qui, dopo settimane di condivisione in gruppo, il #freelancemanifesto niente di pomposo – 10 punti essenziali condivisi da molti di noi che si riconoscono in questo mestiere. se siete dei nostri condividete, commentate, discutete.
Lo trovate qui: http://freelance.noblogs.org/ #freelance»
- Siamo giornalisti freelance e orgogliosi di esserlo: free come in free speech, non come in free beer.
- Siamo uno dei pilastri del mondo dell’informazione attuale e ancor più del suo futuro, anche se il nostro lavoro non sempre è riconosciuto per quello che è: un misto di competenze, esperienza, contatti, flessibilità, innovazione, capacità di organizzazione.
- Il nostro lavoro è una risorsa per tutti: per questo va pagato. Bene. E nei tempi previsti dalla legge.
I nostri articoli non devono essere stravolti nel contenuto, titolo e contesto in cui sono presentati.
- Siamo liberi professionisti. L’esclusiva? Va pagata.
- Siamo collaboratori esterni delle redazioni: la disponibilità quotidiana e la reattività immediata sono un di più che vanno negoziati. Ma abbiamo anche il diritto a essere informati per tempo di decisioni redazionali che possano avere un impatto sul nostro lavoro.
- Se ci chiedete proposte, idee, progetti, siete liberi di non sceglierli, ma ci aspettiamo una risposta in tempi ragionevoli.
- I lavori commissionati, consegnati e corrispondenti a quanto richiesto vanno pagati anche se per vostri motivi decidete di non pubblicarli. E vogliamo sapere in anticipo il compenso di un lavoro.
- Abbiamo diritto al rimborso delle trasferte. E a una copertura legale da parte delle testate per cui lavoriamo.
- Abbiamo diritto a ferie, malattia, maternità, pensione: purtroppo oggi questi diritti per noi, come per molti altri lavoratori freelance, sono una chimera. Vogliamo impegnarci perché non sia più così.
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