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Intervista a Roberta Villa, nominata tra gli esperti sui vaccini

Roberta Villa è stata nominata tra gli esperti del Nucleo Strategico del NITAG (National Immunization Technical Advisory Group), il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni, istituito con Decreto Ministeriale lo scorso 24 ottobre, insieme ad un’altra esperta in comunicazione vaccinale.

La presenza di due comunicatrici su 14 membri – tra medici, rappresentanti delle regioni e professionisti di settore – lascia intendere che sia (finalmente) riconosciuta in Italia l’importanza di una corretta ed efficace comunicazione scientifica sui vaccini?
Mi sembra presto per affermare una cosa del genere, ma senza dubbio è un segnale che mi sembra positivo. Dopo aver affermato in molti documenti l’importanza della comunicazione nelle strategie di salute pubblica, si prova concretamente ad avvalersi di competenze specifiche. Vedremo poi, alla prova dei fatti, quanto si riuscirà a influire sulle raccomandazioni che il NITAG fornirà alle istituzioni e autorità sanitarie.

Roberta Villa, medico e giornalista

Il NITAG ha una durata di tre anni ed ha in agenda lo studio dei comportamenti di rifiuto o diffidenza alle vaccinazioni, integrazioni dei programmi di vaccinazione per aggiornare il piano nazionale che scade alla fine del 2019 ed una puntuale comunicazione verso il pubblico e il mondo professionale. Quali saranno le maggiori difficoltà e resistenze che prevedi vi troverete ad affrontare?
Onestamente, in questo momento, il rischio maggiore mi sembra rappresentato dall’instabilità della situazione politica o dalla tentazione di investire questo organismo, esclusivamente tecnico, di valenze politiche che non ha. D’altra parte negli ultimi anni il tema dei vaccini è stato talmente strumentalizzato, in un senso e nell’altro, che non è facile ricondurlo nel suo naturale ambito di sanità pubblica. Ecco, questa è una sfida da affrontare. L’altra, ancora più difficile dal punto di vista della comunicazione, potrebbe essere quella di riportare il tema dei vaccini in un contesto generale di prevenzione: far capire che, senza nulla togliere alla loro importanza, ci sono altri settori della prevenzione e della sanità in generale che hanno un impatto di diversi ordini di grandezza maggiore, ma che sono stati trascurati. In un contesto a risorse limitate, potrebbe essere necessario fare scelte impopolari davanti a un pubblico convinto ormai che gran parte della salute pubblica dipenda dai vaccini.  

Se finora ti sei occupata di informare la popolazione, anche attraverso il tuo seguitissimo canale youtube, dell’importanza della vaccinazione in età pediatrica, ora il focus si sposta agli adolescenti e giovani adulti. Esiste il rischio che possano esserci conseguenze negative sulla motivazione delle famiglie che non hanno ancora vaccinato i figli piccoli? Potrebbero pensare che si possa aspettare a vaccinarli quando sono più grandi?
In realtà, il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 era già strutturato su tutte le età della vita, dalla nascita, anzi, dalla gravidanza, all’età avanzata. Anch’io nel mio canale già parlo di vaccinazione anti papillomavirus per gli adolescenti e di antinfluenzale per tutti. Non penso che questo sguardo allargato possa avere un impatto negativo sui genitori di bambini piccoli. Anzi. Più la vaccinazione diventa un gesto familiare e diffuso, più dovrebbe essere vissuto con serenità da tutti.

Che tipo di allineamento è previsto con gli altri nuclei strategici europei?
I NITAG sono concepiti dall’Organizzazione mondiale della sanità come organi nazionali, per cui non sono previste strutture sovranazionali di coordinamento. A livello europeo però abbiamo già l’ECDC (European Center for Disease prevention and Control), che fornisce documentazione e raccomandazioni molto utili di cui sicuramente terremo conto. Resta aperto il dibattito sulla proposta di uniformare le schedule vaccinali almeno all’interno dell’Unione europea: una scelta che non terrebbe conto delle differenze epidemiologiche locali ma che semplificherebbe le cose alle famiglie, sempre più mobili, e le rassicurerebbe sull’opportunità delle vaccinazioni raccomandate da ciascun Paese.  

Erica Villa   

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